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CIUCCIO: ASPETTI EDUCATIVI PER UN UTILIZZO CONSAPEVOLE

A cura di Morena Drago,

specializzata in pedagogia neonatale, consulente per l’abbandono dolce del pannolino e del ciuccio

Durante la gravidanza molti genitori decidono di acquistare il ciuccio, con l’intenzione di fornirlo al bambino come conforto durante i primi anni di vita. Il ciuccio viene generalmente visto come un valido alleato di bambini e genitori, il suo utilizzo però non dovrebbe essere indiscriminato.

Cosa rappresenta il ciuccio per un bambino? Scopriamolo insieme.

Alla nascita i bambini hanno già delle competenze come ad esempio respirare, muovere gli arti e succhiare. La suzione, nello specifico, consente al neonato di ingerire il latte, necessario per la sua sopravvivenza, ma non solo. Succhiando, il bambino si rilassa. E in effetti, ne ha un estremo bisogno! Dopo aver vissuto nove mesi quasi indisturbato, protetto da luci e rumori troppo forti, da movimenti bruschi, da sbalzi di temperatura, senza doversi attivare per saziarsi, quasi perennemente avvolto dal corpo materno… Ci viene facile comprendere che dopo la nascita le situazioni che lo portano a chiedere di rilassarsi sono veramente molteplici durante la giornata. La suzione al seno consente quindi al bambino di avere una vicinanza con il corpo materno che permette l’alimentazione, la regolazione della temperatura, le coccole attraverso il contatto, la regolazione dell’umore e del comportamento in risposta allo stress. Il bambino impara in questo modo a poter avere fiducia nella mamma e negli adulti che si prendono cura di lui. Comprendiamo così quanto sia estremamente importante anche la suzione non nutritiva, funzionale anche alla regolazione del ritmo sonno-veglia, alla respirazione, al battito cardiaco ed al benessere psicofisico. Pertanto possiamo dirlo senza timore: per i bambini ciucciare è un bisogno.

Al contempo trovo anche estremamente positivo per una mamma legittimarsi di non voler mettere a disposizione il proprio seno troppo spesso durante l’arco della giornata, ricordandoci che ogni bambino è unico ed esterna i propri bisogni in modo diverso rispetto agli altri. Davanti ad un apparente stato di agitazione, c’è chi si calma con la suzione, chi invece essendo cullato in braccio o ascoltando il canto dei genitori. Alcuni bambini possono passare al seno anche ore o possono chiedere di attaccarsi e staccarsi dal seno di frequente. Ed è qui che le mamme sentono il bisogno del supporto di un alleato, il ciuccio.

Ma come trovare il giusto equilibrio ed evitarne l’utilizzo eccessivo?

Diciamo che il ciuccio dovrebbe essere utilizzato come facilitatore per il raggiungimento di alcuni obiettivi, come ad esempio calmare un pianto apparentemente inconsolabile in seguito ad un forte spavento, dopodiché il suo utilizzo dovrebbe venire meno.

Facciamo un esempio. Supponiamo che una mamma debba percorrere quotidianamente un tragitto in macchina, durante il quale il bambino piange incessantemente, non subendone un effetto soporifero. In questo caso il ciuccio potrebbe essere uno strumento che consente al bambino di non disperarsi e alla mamma di non distrarsi cercando di intrattenerlo con innumerevoli canzoncine, voci buffe e suoni strambi per tentare di calmarlo.

Diverso è invece quando forniamo il ciuccio al bambino nel momento in cui questo inizia a fare vocalizzi o piccoli lamentii che si potrebbero trasformare in pianto. Il pianto serve per esternare bisogni, per comunicare stati d’animo, per attirare l’attenzione dell’adulto, che fa da tramite tra il bambino e il mondo. Anche il pianto per noia dovrebbe essere accolto come una richiesta del bambino di impiegare il proprio tempo in nuove scoperte ed esperienze sensoriali, pertanto non messo a tacere, ma colto come campanello che dovrebbe stimolarci a proporgli qualcosa di esperienziale da fare.

Per ogni bambino esplorare l’ambiente circostante è una tappa obbligatoria, gli permette di fare esperienze positive e di apprendimento, pertanto dovrebbe essere agevolato in questo e non ostacolato. Attraverso la bocca il bambino scopre gli oggetti del mondo che lo circondano, ne testa la consistenza, la temperatura, la forma, il sapore. Pertanto quando un bambino sta giocando tranquillamente si dovrebbe evitare l’uso del ciuccio, in quanto quella è già una situazione di equilibrio, di benessere del bambino.

Se il genitore è in grado di osservare e calibrare l’accesso del bambino al ciuccio, si può evitare il suo eccessivo utilizzo, che sfocia poi in vizio, con i vari problemi che ne potrebbero derivare.

Per un utilizzo consapevole, il genitore dovrebbe concedere al proprio figlio l’utilizzo del ciuccio circoscritto per durata breve e dovrebbe venire meno una volta che la situazione si è ristabilizzata, evitando così che il bambino si possa abituare a sentirlo sempre in bocca.

Un utilizzo mirato ne facilita il successivo abbandono, che di norma non dovrebbe mai superare i 24 mesi del bambino, periodo della vita in cui arriva il momento di dare ampio spazio allo sviluppo del linguaggio, di modo che la lingua possa posizionarsi correttamente per la pronuncia di tutti i suoni.

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