29

Set

LASCIAMI FARE DA ME. PICCOLI PASSI VERSO L’AUTONOMIA

A cura di Redazione J BIMBI,

composta da mamme e redattrici esperte

STAI ATTENTO!

«Stai attento, ti fai male!» è la tipica frase che viene utilizzata quando i bambini compiono azioni, anche molto semplici, che vengono immediatamente percepite come pericolose.

Proteggere e allarmarsi eccessivamente è controproducente, in quanto tale avvertimento, se ripetuto incessantemente perde il suo valore. In questo modo si ostacola l’acquisizione delle abilità e competenze dei bambini e viene meno la loro capacità di percepire i pericoli quando si presentano. Si dovrebbe altresì riflettere sul peso reale che si dà alla propria percezione del pericolo, considerando un approccio alla sicurezza che sappia bilanciare i benefici delle esperienze che vengono permesse ai bambini.

Si dovrebbe immaginare di ampliare i margini di libertà dei propri figli, per permettere loro di riscoprire esperienze e modalità di gioco che allenino corpo e mente e li preparino al mondo reale, dove non tutto è favola e ovattato. Il pensiero che guida le azioni educative genitoriali dovrebbe essere quello di un “approccio equilibrato al rischio” che, nelle pratiche quotidiane offrano ai bambini possibilità che incidano positivamente sulla loro salute, sperimentando potenzialità e limiti, fondamentali per l’acquisizione delle competenze motorie e il rafforzamento della fiducia in sé stessi.

 

SONO CAPACE!

Nelle sue prime scoperte un bambino ha bisogno di sentirsi sicuro ma, allo stesso tempo, di fare da solo. Il che significa che l’adulto deve esserci, guidarlo con la voce, incoraggiarlo, rassicurarlo, fargli provare ad attraversare un prato, a superare un ostacolo, ad arrampicarsi su un albero, senza sostituirsi a lui.

Via via che il tempo passa, il bambino acquisirà sicurezza del proprio corpo e aumenterà da solo il grado di difficoltà nelle cose che gli piacerebbe imparare a fare sperimentando i primi processi di autovalutazione e di autostima.

È quindi necessario dare la giusta fiducia ai propri bambini, alle loro capacità, e riconoscere loro un diritto fondamentale: quello di poter giocare ed esprimersi liberamente, in spazi dove sia possibile mettersi alla prova. Giocare all’aperto significa rapportarsi con ambienti naturali interessanti e coinvolgenti. Questi spazi circondano i bambini di fantasia e colore stimolando la loro capacità immaginativa e di adattamento e la ricchezza sensoriale. Inoltre sono ricchi di spunti creativi e, attraverso sfide psicologiche e fisiche, aiutano i bambini a sviluppare equilibrio, coordinazione e motricità. Essere esposti a una molteplicità di sensazioni e ricevere continue sollecitazioni all’adattamento porta indubbiamente a costruire un sistema neuronale più allenato e complesso.

Il movimento, e in particolare quello all’aria aperta, permette al bambino di acquisire alcune competenze trasversali che gli consentiranno la scoperta dell’ambiente e il potenziamento delle proprie abilità fisiche, intellettuali, sociali in modo autonomo e libero, mettendo in moto la memoria e la curiosità. Il movimento sarà di volta in volta più sicuro se il bambino avrà la possibilità di fare errori e imparare, scoprendo se stesso e il mondo. Il bambino così può conoscere un’infinità di cose, scoprire e svilupparsi attraverso i sensi: toccare le cose, sentire i rumori, conoscerli e non temerli, cogliere profumi e odori, percepire l’orizzonte in rapporto alle sue mani e ai suoi piedi.

Gli adulti, in questa fase, vivono nella preoccupazione che il proprio bambino si faccia male, ma il miglior modo per evitarlo è permettergli di provare a fare le cose, e se cadrà, permettergli di rialzarsi da solo. Si rialzerà con qualche livido e colpetto in più, magari, ma ci sarà al suo fianco Arnidol Bump, uno stick dai superpoteri, amato dai più piccini perchè in grado di donare una sensazione di benessere in pochissimo tempo, come fosse una bacchetta magica! Infatti, grazie ai suoi ingredienti, Arnica e Harpagofito, di origine naturale, rinfresca e conforta la pelle dei bambini, anche dei più piccolini e scatenati dai 3 mesi in su.

In un rapporto causa-effetto se la palestra di vita sarà lo spazio esterno, i bambini conosceranno l’orizzonte e sapranno copiare dalla lavagna, calcoleranno le distanze, sapranno correre e saltare, quando si può ed evitarlo dove non è consentito, e saranno capaci di stare seduti ad ascoltare.

 

“LASCIAMI FARE DA SOLO O AIUTAMI A FARE DA SOLO”: SBAGLIANDO SI IMPARA

«Un’azione pedagogica efficace sui teneri bambini deve essere quella di aiutarli ad avanzare sulle vie dell’indipendenza così intesa, che consiste nell’iniziare le prime forme di attività bastando a sé stessi e a non pesare sugli altri per la propria incapacità», scrive Maria Montessori. «Aiutarli a imparare a camminare senza aiuto, a correre, a saltare e a scendere le scale, a rialzare oggetti caduti, a parlare per esprimere chiaramente i loro bisogni, a cercare con tentativi di giungere al soddisfacimento dei loro desideri, ecco l’educazione dell’indipendenza». Il concetto di autonomia è esplicitato da Maria Montessori nell’espressione «Aiutami a fare da solo», dove:
– “aiutami”, è la richiesta di aiuto che ogni bambino rivolge agli adulti o ai più grandi e vuol dire “ho bisogno di te”, perché da solo ho più difficoltà;
– “a fare”, vuol dire che se faccio, capisco, nessuno può  apprendere al mio posto, nessuno può essere libero, autonomo, intelligente al mio posto;
– “da solo”, perché il vero fine dell’educazione è il bambino, noi siamo al suo fianco.

In poche parole il compito del genitore che educa è di esserci, mostrare le cose, far vedere come si fanno ed eventualmente come si correggono. Nessuno nasce sapendo fare bene ogni cosa, e solo consentendo al bambino di provare, e riprovare ancora una volta, sarà soddisfatto di aver imparato da solo.

I genitori non possono pensare di essere sempre al loro fianco per spianare la strada da eventuali ostacoli, costruendo intorno a loro armature che li proteggano, ma, in modo più concreto è possibile adoperarsi per dare loro gli strumenti giusti per misurarsi con la complessità del mondo di domani.

Per concludere, nelle scelte che gli adulti fanno per “proteggere” i più piccoli, occorre non lasciarsi trasportare dalla paura, consapevoli dell’importanza evolutiva del rischio e della sua componente educativa, poiché preparerà il bambino a percepire e contenere il pericolo quando ne avrà davvero bisogno. Affiancando i bambini ad affrontare le proprie difficoltà e le proprie paure, si avrà la possibilità di confrontarsi con futuri adulti che vedranno il mondo in modo differente e con più consapevolezza.

 

Buona fortuna!