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PARTO IN ACQUA. QUALI SONO I VANTAGGI PER MAMMA E BAMBINO?

A cura di Redazione J BIMBI,

composta da mamme e redattrici esperte

Dare alla luce un bimbo in una vasca è un’esperienza che attrae sempre più future mamme, ma come avviene e dove? Che vantaggi ha la mamma e quali il bimbo? Scopriamolo insieme.

Il parto in acqua è una pratica ampiamente diffusa nel Nord Europa già da anni e piace sempre di più anche in Italia, perché permette di avere più libertà di movimento durante il travaglio, godere di un’atmosfera maggiormente calma e intima e provare meno dolore senza ricorrere all’anestesia epidurale. Il parto in acqua viene definito anche “nascita dolce”, perché il bimbo che viene alla luce in questo modo quasi non piange e tutto sembra accogliere in maniera più raccolta la nuova vita. E, pure se ancora distanti da Inghilterra e Scandinavia, anche nel nostro Paese cresce il numero di strutture attrezzate.

 

COME AVVIENE

Il parto in acqua avviene in sale dotate di un’apposita vasca, con acqua a temperatura costante di 36-37 gradi. Sono vasche singole, in cui si immerge solo la gestante, che sarà sempre seguita dal personale ostetrico e, se lo desidera, sostenuta dall’altro genitore o da un altro accompagnatore. L’immersione avviene tendenzialmente a travaglio già iniziato, di solito intorno ai 5 centimetri di dilatazione, dopo aver effettuato il monitoraggio delle contrazioni e del battito cardiaco del bambino. L’acqua calda svolge un effetto paradosso: tende ad accelerare i tempi del travaglio, se esso è ben avviato, ma entrare in vasca con troppo anticipo, al contrario, potrebbe prolungare i tempi della dilatazione. Secondo i differenti protocolli ospedalieri, ogni due ore circa avviene una valutazione delle condizioni complessive di mamma e bambino. Di norma, se dopo 4 ore il travaglio non progredisce, la mamma sarà invitata ad uscire. Ma la donna è sempre libera di emergere ogni qual volta ne senta la necessità. Alcune donne amano il comfort dell’acqua durante il travaglio, ma sentono il bisogno di uscire quando il bambino dovrà nascere. Se la nascita avviene dentro la vasca, il piccolo verrà naturalmente a galla, per poi essere sollevato dall’acqua e adagiato sul petto della mamma.

 

I VANTAGGI PER LA MAMMA

I benefici dell’acqua sono numerosi già a partire dalla gravidanza. Stare immerse diminuisce la pressione addominale e alleggerisce il peso della pancia, rendendo più agili e semplici i movimenti della madre e rilassandone la muscolatura. Per questo viene spesso consigliata la ginnastica in acqua alle gestanti. Una migliore mobilità durante il travaglio permette alle future mamme di assumere più facilmente le posizioni che aiutano il bambino a ruotare e a scendere attraverso il canale del parto. I tessuti della mamma saranno più rilassati e subiranno meno traumi.  Nei parti in acqua, infatti, è minore l’incidenza degli interventi medico-ostetrici e nulla la pratica dell’episiotomia (incisione chirurgica del perineo). L’acqua calda, inoltre, rende più semplice gestire il dolore delle contrazioni. Il potere rilassante dell’acqua non annulla la percezione del dolore, ma la modifica, massimizzando i momenti di sollievo tra una contrazione e l’altra e migliorando la respirazione della donna.

 

I VANTAGGI PER IL NEONATO

Per il piccolo, l’acqua è un elemento di passaggio graduale dal ventre materno al mondo esterno. Nella fase di crescita endouterina siamo immersi in un ambiente acquatico. Nascere in acqua, per il bebè, significa passare da quello che è il suo habitat naturale a un ambiente molto simile; pertanto, l’adattamento alla vita sarà meno brusco. I bambini nati nell’acqua, infatti, raramente piangono. Il rischio di soffocamento è nullo, perché durante la gestazione, e fino alla nascita, il neonato è dotato di quello che viene definito riflesso subacqueo, che gli permette di non inalare l’acqua. L’atto respiratorio è bloccato fintanto che ricettori attorno alla bocca e al naso sentono la presenza di liquido. La respirazione si innesca solo in un secondo tempo, quando il bambino è appoggiato al ventre della madre, grazie al contatto con l’aria.

 

DOVE SI FA

Se la futura mamma desidera dare il benvenuto al suo piccolo in acqua, deve innanzitutto informarsi in quali ospedali è possibile farlo. Sempre più strutture offrono servizi specifici per le donne in dolce attesa. Visitare il reparto, conoscere il personale, seguire i corsi di accompagnamento alla nascita sono tutte occasioni importantissime per arrivare più tranquille e preparate al lieto evento. Di norma, durante la visita preparto la gestante potrà esprimere le sue preferenze riguardo al travaglio e quindi richiedere l’accesso alla vasca. Saranno poi gli operatori, una volta effettuato il ricovero, a verificare se ci sono le condizioni necessarie per procedere.

A volte il desiderio non potrà essere esaudito semplicemente per motivi tecnico-organizzativi. Spesso il numero delle sale parto attrezzate è limitato e quindi le vasche potrebbero essere già in uso. In altri casi, invece, sono gli stessi operatori a proporre alle gestanti questa esperienza: ad esempio a chi non può o non vuole accedere all’anestesia epidurale. Donne che mai avrebbero pensato di partorire così trovano spesso un beneficio inaspettato dallo stare in vasca a volte semplicemente perché l’ambiente più disteso aiuto a meglio assecondare i tempi della natura.

 

NON TUTTE PERÒ POSSONO SCEGLIERE IL PARTO IN ACQUA

Ogni ospedale ha di norma un protocollo che specifica nei dettagli quali gestanti possono accedere alla vasca e quali no; perciò, è sempre necessario informarsi in anticipo nella struttura prescelta. Il parto in acqua garantisce molti vantaggi ma è controindicato in tutte le situazioni patologiche, sia a carico della mamma che del bambino. Abitualmente sono escluse le donne che:

  • hanno avuto problemi durante la gravidanza
  • hanno già partorito in precedenza con un cesareo
  • aspettano gemelli
  • hanno necessità di un parto indotto o partoriscono prima della 37°esima settimana.

Altrettanto avviene se il feto è più piccolo o più grande della norma. Anche eventuali intoppi durante il travaglio potranno indurre il personale ostetrico e medico a far uscire la donna dalla vasca: ad esempio, se il liquido amniotico non è più limpido, se vi sono cambiamenti significativi nel battito fetale, se è necessario somministrare dei farmaci via flebo. E altrettanto sarà impossibile rimanere in acqua durante la fase espulsiva se si renderà necessario un intervento esterno. Il parto in acqua è in effetti una nascita quasi senza mani, perché pur se supervisionata dall’ostetrica, la donna è portata a rispondere istintivamente alle richieste del suo corpo.

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